Mentre ascoltavo la musica composta da Domenico col pianoforte, riflettevo sull’ancestrale bisogno dell’uomo di prendere tra le mani quel panetto interiore che lo caratterizza come individuo e di plasmarlo con la tecnica delle doti che lo rendono unico e irripetibile.
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Mi bevo un the.
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Impiastricciata di voglia di fare, accosto gli elementi della mia targa, cercando di calibrare colori, di equilibrare il riempimento degli spazi, di regolare l’impatto visivo dei particolari nel tutto.
Poi semplifico. La domanda è: mi piace? Quanto di me ho saputo trasferire lì dentro?
La risposta spero la percepisca sempre profondamente la persona che riceverà ciò che è stato creato.
Buoni festeggiamenti.